Ottobre 2016
Gli anni alla Saint Martins di Londra, dove ho studiato Fine Arts, sono stati carichi di entusiasmo, curiosità , scoperta, sacrificio e sopresa.
E’ stato un periodo di totale e completa dedizione a ciò che avevo portato sempre nel cuore e che mi rendeva felice e che era invece stato sepolto da stratificazioni di condizionamenti, per lo più inconsapevoli.
Prima del college, avevo intrapreso la strada della televisione, come regista e producer, in un tentativo più realistico di vivere nel visivo il mio bisogno di creare.
A ripensarci oggi, ha senso che per me il momento più bello fosse chiudermi nella editing room ad elaborare il girato, a trasformarlo in qualcosa che potessse raccontare una storia, pezzetti di vita.
Ed è una storia quella che voglio raccontare ancora oggi.
Anche se in modo diverso, le linee d’inchiostro o il filo da cucire che uso sulle tele raccontano una storia, la mia, e tante altre storie, quante sono quelle di chi si ferma ad osservarle.
Ho imparato tanto in quegli anni di lavoro e studio “matto e disperatissimo”, ho imparato dai grandi Maestri (o forse dovrei dire dalle grandi Maestre), Agnes Martin, Louise Bourgeois, Eva Hesse, Georgia O’Keeffe, Yaioi Kusama, Shirazeh Houshiary, che hanno influenzato enormemente il mio lavoro.
Ho poi col tempo imparato anche il coraggio di dare credito alla nostra natura, alla nostra missione, qualunque essa sia, un passo alla volta, con costanza e determinazione, facendosi largo tra i tanti strati di condizionamenti accumulati, come fanno le mie Bubbles che sfidano i confini bidimensionali della tela sulla quale sono nate.
A chi mi chiede quanto tempo impiego nel creare una tela, rispondo, come Pollock: tutta la vita.